ALL'OCCHIO: silenzioso come la neve,
quieto come il sonno, illuminato da una lanterna.
AL TATTO: liscio e fresco come l'aria gelata del bosco.
E' notte, una notte terribilmente gelida
e la vecchia fattoria si trova nella solitudine del bosco.
Nessuno sa chi abbia costruito quella casa.
Tutti dormono.
"E' una di quelle notti in cui le persone si rintanano
al caldo delle loro piccole case e fanno in modo
che il fuoco del focolare resti sempre acceso".
Eppure non c'è un istante di paura o di brivido
nel leggere questa storia così delicata.
Tutti dormono, tranne qualcuno: il tomte.
"Il piccolo gnomo guardiano della fattoria".
E' uno gnomo vecchissimo, che si alza solo quando tutti dormono:
è il guardiano della fattoria e controlla gli animali,
controlla il sonno sereno dei bambini.
Come sarebbe bello se una volta i bambini si svegliassero
e potessero parlare con lui,
comprenderebbero la sua lingua!
Anche se cammina da solo a piccoli passi silenziosi
il tomte è sempre sorridente.
Questo albo mi ricorda la poesia di Giovanni Pascoli, I due orfani:
«Fratello, ti do noia ora, se parlo?»
«Parla; non posso prender sonno.» «lo sento
rodere appena...» «Sarà forse un tarlo...»
«Fratello, l'hai sentito ora un lamento
lungo nel buio?» «Sarà forse un cane...»
«C'è gente all'uscio...» «Sarà forse il vento...»
«Odo due voci piane piane piane...»
«Forse è la pioggia che vien giù bel bello».
«Senti quei tocchi?» «Sono le campane».
«Suonano a morto? Suonano a martello?».
«Forse...» «Ho paura...» «Credo che tuoni:
come faremo?» «Non lo so, fratello:
stammi vicino: stiamo in pace, buoni.»
«Io parlo ancora, se tu sei contento.
Ricordi, quando per la serratura
veniva lume?» «Ed ora il lume è spento.»
«Anche a que' tempi noi s'avea paura:
si, ma non tanta.» «Or nulla ci conforta,
e siamo soli nella notte oscura».
«Essa era là, di là di quella porta;
e se n'udiva un mormorio fugace,
di quando in quando.» «Ed or la mamma è morta.»
«Ricordi? Allora non si stava in pace
tanto, fra noi...» «Noi siamo ora più buoni...»
«Ora che non c'è più chi si compiace
di noi...» «che non c'è più chi ci perdoni.»
«Parla; non posso prender sonno.» «lo sento
rodere appena...» «Sarà forse un tarlo...»
«Fratello, l'hai sentito ora un lamento
lungo nel buio?» «Sarà forse un cane...»
«C'è gente all'uscio...» «Sarà forse il vento...»
«Odo due voci piane piane piane...»
«Forse è la pioggia che vien giù bel bello».
«Senti quei tocchi?» «Sono le campane».
«Suonano a morto? Suonano a martello?».
«Forse...» «Ho paura...» «Credo che tuoni:
come faremo?» «Non lo so, fratello:
stammi vicino: stiamo in pace, buoni.»
«Io parlo ancora, se tu sei contento.
Ricordi, quando per la serratura
veniva lume?» «Ed ora il lume è spento.»
«Anche a que' tempi noi s'avea paura:
si, ma non tanta.» «Or nulla ci conforta,
e siamo soli nella notte oscura».
«Essa era là, di là di quella porta;
e se n'udiva un mormorio fugace,
di quando in quando.» «Ed or la mamma è morta.»
«Ricordi? Allora non si stava in pace
tanto, fra noi...» «Noi siamo ora più buoni...»
«Ora che non c'è più chi si compiace
di noi...» «che non c'è più chi ci perdoni.»
Mentre tutti dormono racconta la storia opposta:
"Gli umani non lo vedono mai, ma sanno che c'è"
e quando c'è qualcuno che veglia su di noi,
allora dormiamo sereni.
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